Il Clima in Toscana

In Toscana la crisi climatica corre a velocità doppia, più economia circolare per frenarla

Il Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus (C3S), il programma europeo di punta per l’osservazione della Terra, ha certificato che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, segnando +1,6°C nella temperatura media atmosferica globale rispetto all’era preindustriale (1850-1900), e +0,72% rispetto al trentennio climatologico compreso tra il 1991 e il 2020.

E in Toscana? A chiarire il quadro della situazione ci ha pensato il Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica ambientale (LaMMa) per lo sviluppo sostenibile, ovvero il consorzio pubblico nato dalla Regione Toscana e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

I dati climatici presentati dal LaMMa in Palazzo Strozzi Sacrati, a Firenze, mostrano che in Toscana la crisi climatica corre molto più veloce della media globale. Anche a livello locale il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con +1,35°C rispetto al trentennio climatologico di riferimento 1991-2020: si tratta di un’anomalia di temperatura quasi doppia rispetto a quella registrata a livello globale nello stesso periodo di tempo (+0,72°C).

«Purtroppo noi climatologi sembriamo ormai un disco rotto che annuncia ogni anno un nuovo record – spiega il direttore LaMMa, Bernardo Gozzini – Anche il 2024 non smentisce questa consuetudine, confermando non solo il costante incremento delle temperature ma anche una sempre più evidente accelerazione».

Insieme ai record di temperatura crescono anche gli eventi meteo estremi, col continuo alternarsi di fasi siccitose e alluvioni; sempre nel 2024, ad esempio, in regione ha piovuto il 19% in più rispetto alla media. «I dati Lamma – sottolinea nel merito il presidente della Regione, Eugenio Giani – confermano il continuo surriscaldamento globale, con effetti tangibili anche in Toscana. In particolare, tra settembre e ottobre 2024, eventi meteorologici eccezionali hanno costretto a dichiarare per quattro volte lo stato di emergenza per calamità naturale, poi riconosciuto a livello nazionale».

Per fermare la corsa della crisi climatica, investire sull’economia circolare è fondamentale: la movimentazione e l’utilizzo delle materie prime contribuiscono infatti per il 70% alle emissioni globali di gas serra, sollecitando la necessità di incrementare la quota di materia proveniente da riciclo.